giovedì 7 gennaio 2010

Acqua e rete idrica

Dopo aver seguito la questione della privatizzazione dell'acqua (e continuiamo a seguirla), vi riportiamo delle considerazioni che abbiamo fatto.

L’acqua è un bene primario, una fonte di vita per tutti gli esseri viventi del pianeta; tuttavia vediamo ancora dalla televisione e dai giornali (per quei pochi mass media che dicono una parvenza di verità) scene di carenze idriche in paesi del terzo mondo, dove le popolazioni non hanno cibo ed acqua sufficiente per il fabbisogno quotidiano.

Tutti i giorni usiamo l’acqua che proviene dal rubinetto, anche in maniera indiscriminata, per compiere delle azioni di consuetudine come lavarsi, bere, cuocere dei cibi, ma negli ultimi anni si è affacciata nel nostro paese, come è successo per altri (Perù, Francia, India…), l’idea della privatizzazione della rete idrica. Così, le grandi multinazionali dell’acqua, (tra cui le francesi Suez-lyonnaise, Vivendi-Generale, Saur-Bouygues, o le più note Danone e Nestlé) hanno iniziato a spingere perché si sviluppi il mercato dell’acqua.

L’acquedotto italiano è gestito a seconda delle località dai comuni, dai consorzi, dalle S.P.A ed in minima parte da privati. Con il decreto 135/09 art.15 si stabilisce che la rete idrica nel territorio italiano deve finire nelle mani di privati a partire dal 2011. Più in dettaglio la privatizzazione della rete sarà regolamentata a seconda dei seguenti casi:

1 – nel caso in cui la rete idrica è gestita in House (autogestione da parte di comuni o consorzi) la privatizzazione dovrà coprire al massimo il 40% sul totale;

2 – nel caso in cui la rete idrica è gestita da una S.P.A. (ovvero società per azioni) la privatizzazione sarà del 70% sul totale.

Inoltre per legge il privato può usufruire di un guadagno non superiore al 7% sulla sua quota; per poter ricavare questo 7% ci sono 2 possibilità, alzare il prezzo dell’acqua o risparmiare sui costi di gestione.

Ora proviamo ad immaginare dove il privato può recuperare il 7%:

1 – riduzione dell’efficienza della rete idrica;

2 – riduzione della manutenzione ( per molte reti idriche è stato stimato che la perdita di acqua dalla stessa rete varia dal 30% al 60%, a causa di frequenti rotture delle tubazioni);

3 – tagli di personale;

4 – aumento del costo dell’acqua.

Oltre a ciò vi è da considerare un altro aspetto della distribuzione idrica di tutto il paese, ovvero tutte le fontane pubbliche, fontane monumentali, lavatoi, ecc. Tutte queste forme di approvvigionamento idrico saranno soggette a revisione da parte del privato ed a carico dei contribuenti o meglio i cittadini, che si troveranno a sostenere una spesa in più.

Più avanti approfondiremo il discorso sulle acque potabili e minerali. Ringraziamo il dott. M.F. per l'aiuto nell'affrontare questa questione.

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